Vorrei scrivere qualcosa solo per spostare un po più in giù, solo poco poco, l’ultimo articolo.
E allora prima ho scritto il titolo, anzi no, prima ho scelto la canzone, poi il titolo.
Gale Song
Non ne conosco il testo e non sono così bravo da capirlo, ma sono certo che racconti di qualcosa che almeno in parte potrei sentire mia. Non mi piacciono troppo i Lumineers, perlomeno non mi piacevano. Sto iniziando ad apprezzarli lentamente e senza troppo entusiasmo, sono mosci. Gale Song però è bella.
Sto bevendo Brandy, insolita scelta per le mie papille. La bottiglia l’ho trovata nell’armadio dei liquori segreti di mio padre e al primo sorso me ne sono innamorato. Profuma di libertà, quando ti tocca la lingua è amaro mentre il retrogusto sa di miele. Finirà presto.
Vorrei dare un titolo a questa estate che sta esalando gli ultimi respiri, ne ho trovati tanti in questi giorni ma mai uno che mi sia rimasto impresso, mai.
Leggera, veloce, a tratti insipida.
L’unica cosa che mi rimane impressa di questi giorni però, è la sensazione di essere me stesso, spesso di non essere molto per gli altri, ma almeno di essere io, qui, solo, al centro della Via Lattea.
Sfioro delicatamente la mia forza, percepisco con un brivido le mie spalle non poi così piccole come sembra, ammiro le mie gambe fare un passo alla volta con costanza.
Sono attimi, momenti di positiva lucidità, non illudiamoci che sarà sempre così o che sentiremo sempre tutta questa energia fluire da una parte a l’altra delle nostre viscere, per questo però dovremmo inciderli per bene nelle memorie, perchè non è scontato, non per quelli che come me spesso si perdono in assoli mentali del passato più o meno remoto.
Rileggo e non posso che notare una semplicità quasi preadolescenziale, quella che odio solitamente quando leggo qualcosa, ma oggi mi piace, mi piace parecchio.
It’s a lonely road
For the tired man
And you can see it in your face
And you’ll be home in spring
I can wait ‘til then
I heard you’re on the big train
Memorie di un Mat 