Il Viaggio – I Sussurri dell’Isola

“Certo Mat, tu pubblichi sempre un articolo a fine estate e uno ad inizio anno, non ci hai mai fatto caso?”

No, la risposta è no. Però è vero, mia cara lettrice, dannatamente vero.

Come sempre ho perso tutta la mia ispirazione sedendomi davanti a questo scintillante tablet usurato dai viaggi in treno degli ultimi anni.

Mai avrei pensato di trovarmi qui, a vivere una vita che sembrava sempre più un miraggio. Fino ad una manciata di mesi fa mi trovavo su un’isola deserta, tutta mia, ma deserta. A volte, dalla cima ventosa dell’unica palma della mia isola, sbirciavo diffidente il mondo evolversi sulla terra ferma. Sconsolato, osservavo le persone creare legami e procreare in situazioni di dubbia felicità, annebbiate dalla polvere alzata da quel cavallo da corsa che chiamiamo tempo.

Chi può dire quanto io sia stato da solo su quell’isola, forse da quando nacqui in quelle strane coincidenze astrali, o forse da quando capii in maniera troppo affrettata che l’amore non mi sarebbe mai appartenuto. Non so da quando, so solo che un giorno mi ritrovai su quell’isola deserta con tutte le mie gioie terribili a farmi compagnia.

A volte ricevevo delle visite dalla terra ferma, permettevo a qualcuno di farsi una passeggiata sulle spiagge meravigliose del mio atollo. Qualcuno ha provato a fermarsi, a convincermi che in due si stava meglio…poi accadeva sempre la stessa cosa. Il mio ospite, di soppiatto, saliva sulla palma e scorgeva il mondo distante, il suo mondo, pieno di tutte quelle cose belle che aveva lasciato e che qui, di fatto, non c’erano. Il quel momento, in quel preciso momento, era il tempo di salutarsi. C’era chi se ne andava per malinconia, chi perchè mi faceva sentire unico e inopportuno, e allora ero io a spingerlo via. Tante persone hanno lasciato impronte sulle mie spiagge, impronte inesorabilmente cancellate per sempre da quelle onde che dominano le mie battigie.

Ci sono voluti anni per capire che non ero io a dover popolare la mia isola, per capire che dovevo abbandonarla. Ma questo non bastava, ci sono volti anni per capire che non avevo gli strumenti per costruire una zattera dignitosa e tentare un doloroso addio verso la la terra ferma, ci sono voluti anni per trovarli, per imparare, per mettersi in gioco e superare quelle onde così belle e così insuperabili.

Le onde scintillanti proteggevano la mia isola. Incuranti del tempo che passava, loro continuavano a dominare i confini del mio piccolo mondo solitario.

Poi una volta, mentre tentavo con poca volontà e una certa insofferenza di costruire l’ennesima carretta del mare, mi sono accorto che quella carretta non era così male, che l’avevo costruita con le mie mani stanche, che ogni legno si legava all’altro con una forza migliore del solito.

Un’attimo dopo ero in mare, vedevo le mie onde rompersi davanti a me, sopra quella miriade di coralli e rocce, instancabili amanti del mare.

Oggi, da buon principiante del mare, oscillo tra avanzate e ritirate; ci sono giorni in cui navigo a vele spiegate e tutto sembra facile, giorni in cui il vento tira nel verso contrario e io, principiante, non posso che arretrare sotto la sua imponenza. Imparerò.

Oggi, una manciata di mesi dopo, sono ancora in mare, la mia zattera è ormai una barchetta, navigo verso una meta che non conosco e che ho visto solo dall’alto della palma che imperava su quell’atollo che è la mia casa.

Ballare da solo, stabilire una meta
Guardare nel vuoto, ma riempirlo di creta
Bere con parsimonia, ma poi che ci frega
Non è certo per questo che la vita ci piega
Scendere a patti con i miei difetti
Va bene quello che ci siamo detti
Fare amicizia con i miei tormenti
Parlare in faccia e non ai quattro venti
Non è mai troppo tardi

2 pensieri su “Il Viaggio – I Sussurri dell’Isola

Lascia un commento